Due punti di vista per una giornata particolare a Torino

L’Anello di Bindi al Salone di Torino, nel pieno della contestazione alla ministra Roccella, ha rischiato di non essere presentato. Come ho già scritto sulla nostra pagina Facebook, solo la determinazione degli organizzatori e il coraggio dei relatori ha permesso di dare un giusto risalto a un libro importante.

Qui trovate due resoconti dell’accaduto scritti da due protagonisti di questa giornata “epica”.

Claudio Fucci

Ferdinando Molteni

L’autore: Ferdinando Molteni

Oggi ho fatto una cosa politica. Mio malgrado. Ma non escludo di rifarla. Salone del Libro di Torino. Sul palco dell’Arena Piemonte, spazio bello e grande nel Padiglione 2, prima di noi c’è la ministra della famiglia Eugenia Roccella circondata da una trentina di agenti di polizia in borghese, guardie del corpo e carabinieri. Dovrebbe parlare del suo libro.

Ora, dovete sapere che la ministra Roccella è figlia di Franco Roccella, uno dei fondatori del Partito Radicale. Ma la signora, come ministra, vorrebbe restringere il diritto all’aborto ed è riuscita a dire – tra le poche cose che le meravigliose ragazze di Nonunadimeno che l’hanno contestata le hanno lasciato dire – che è arrivato il momento che le donne possano finalmente scegliere e non essere scelte. De André aveva risolto il problema esattamente cinquant’anni fa, nel 1973, in Verranno a chiederti del nostro amore: «Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?».

A quel punto la musica ha preso il sopravvento ed ho vissuto uno dei momenti rock più belli della mia vita. La ministra che provava a strillare i suoi luoghi comuni che solo Mario Adinolfi è ancora in grado di capire, e le ragazze che cantavano Rumore di Raffaella Carrà. Sempre più forte, fino a sovrastarla.

Lo confesso, è stato bellissimo. Un momento di arte situazionista.

Comunque, ad un certo punto, dopo la ministra, toccava a noi: Marco Emanuele, Paolo Rumi, Silvia Starnini a presentare il mio libro  L’anello di Bindi. Canzoni e cultura omosessuale in Italia dal 1960 a oggi pubblicato da Vololibero Edizioni di Claudio Fucci. L’ora a disposizione della ministra – che continuava a dare dei fascisti ai contestatori – era finita da un po’ ma non aveva nessuna intenzione di lasciare il palco. Stava lì, a farsi contestare, anche se in realtà spippolava sul telefono con chissà chi. Dietro la barriera dei poliziotti.

Ci consultiamo con gli organizzatori del Salone del Libro e con i coordinatori di Torino Pride, che ha voluto il libro al Salone. Decidiamo – passando attraverso un cordone organizzato di militanti – di andare sotto il palco e fare il nostro lavoro.

Noi sotto. La ministra, scorta e poliziotti sopra.

Ci negano i microfoni. Cui avremmo diritto. E allora urliamo e tutti applaudono e sfarfallano le mani. Silvia canta a squarciagola una sua bellissima ballata e poi Giulia di Venditti e, cantata da tutti, Triangolo di Renato Zero.

Diciamo qualche cosa del libro, le cose essenziali. Ma vedere tutte quelle persone che sorridono, stanno con noi come noi stiamo con loro è magnifico.

Avevamo preparato uno show bellissimo, con i video di Bindi, di Ivan Cattaneo, di Raffaella e le canzoni di Silvia e le analisi musicologiche di Marco e le incursioni imprevedibili e sempre fantastiche di Paolo. Non abbiamo potuto farlo.

Ma per un giorno L’anello di Bindi brandito da Paolo Rumi davanti al pubblico è diventato il nostro libretto rosso. Note a margine. La ministra ad un certo punto ci ha invitati a salire sul palco con lei. Ovviamente abbiamo rifiutato. Il momento era solo nostro. E anche il dibattito. Poi, mentre Silvia cantava Giulia, la ministra ha pensato bene di andarsene. E tutte le ragazze e i ragazzi a cantare “Ciao, Roccella ciao” sulle note della canzone di Tenco.

Paolo Rumi
Paolo Rumi brandisce l’Anello di Bindi

Paolo Rumi, Prefatore e collaboratore prezioso de L’anello di Bindi

Sabato 20 maggio 2023, e ho immaginato di essere Umberto Bindi al Salone del Libro di Torino dove si presentava L’Anello di Bindi. È un libro che – a partire dalla disgrazia sua personale – cerca di ricostruire come l’amore omosessuale maschile e l’arcobaleno degli amori “difettosi” abbiano cercato di affermarsi e trovare una strada attraverso le canzoni nel Paese del “si fa ma non si dice”.
Ho scritto qualche riga di ringraziamento all’autore per questo tentativo di capire e ripensare insieme a cosa sono servite le canzonette nel darci un senso quando non avevamo mappe o modelli a cui riferirci.
L’Umberto che non sono si è aggirato per il Salone sussiegoso, elusivo e curioso; scopriva che la presentazione sarebbe avvenuta in un grande spazio pubblico, dell’austera Regione Piemonte: incredibile!
C’era anche un gran numero di poliziotti, carabinieri e pompieri, chissà perché… molti in borghese e alcuni sono sexy ed affascinanti davvero …anche senza divisa! ma il mondo della fantasia e del desiderio fanno brutti scherzi ed era meglio non farsi illusioni.
Girando per i padiglioni, l’Umberto virtuale notava quanti libri parlano degli amori nuovi come arricchimento dell’umanità.
I tempi che corrono, dove vanno? chissà! certo, quand’è stato il momento, Umberto ha pagato per tutti.
Quando l’Umberto immaginario sta per tornare al Padiglione sente un casino infernale. Per un paradosso del calendario prima del libro che parte dal suo anello, doveva prendere la parola una Ministro della Repubblica.
La signora ha scritto un’autobiografia Una famiglia radicale e racconta la sua vita. Suo papà era stato fondatore di quel partito, poi lei ha cambiato idea, pare. Che si giudichi il Partito Radicale di sinistra oppure no è poco importante: tutti sappiamo che grazie e con il Partito Radicale in Italia abbiamo conquistato importanti diritti come il Divorzio e l’Aborto, abbiamo eletto il primo deputato omosessuale al Parlamento. Dunque quel titolo è pretestuoso: l’autrice della autobiografia è Ministro di un governo che oggi vorrebbe ridurre proprio il diritto all’interruzione di gravidanza e ostacolare una corretta educazione egualitaria all’amore nelle scuole, per esempio.
Il rumore era diventato infernale: la Ministro veniva infatti contestata da decine di giovani militanti femministe e ecologisti. Le accuse di fascismo ed intolleranza erano reciproche.
La Ministro circondata di poliziotti e politici occupa il palco e si ostina a rimanerci finché non la fanno parlare. purtroppo la sua determinazione a parlare impedisce di farlo per un’ora e mezza a chi verrebbe dopo, cioè noi. Per i casi del destino, L’ANELLO DI BINDI, un libro sui danni di ipocrisia, indifferenza e omofobia nel Paese dell’Incontrario.
È bizzarro cosa succede in quell’appendicite d’Europa chiamata Italia: come nessun altro geolocalizza la bugia e l’ipocrisia, e adesso per questo viviamo un momento davvero magico: la protesta contro il covid o la gatta mammona ha fatto eleggere democraticamente un governo di destra omofobo e retrogrado che mette in atto la repressione democratica. Non è ancora chiaro cosa voglia o possa fare ma intanto fa casino e cerca di fermare la vita altrui, ad esempio quella dei bambini già nati che non vanno registrati perché hanno 2 padri o 2 madri. Insomma la destra chiede per sé libertà per impedire quella agli altri e lo fa da destra attuale, con la cisposità, il benaltrismo attaccabrighe e il giustizialismo a misura di smartphone.

La Ministro in questione si era già espressa come personaggio in cerca di quadra alla TV, eludendo le domande di una nota giornalista, ma stavolta le va male: e dopo le sue prime battute parte anche dentro il Lingotto il temporale che c’era fuori. Torino non perdona (e lo dico da milanese).
Qui tutto puoi mettere in gioco ma non la dignità.
Torino che non è New York, come diceva una canzone degli anni ’70, è una città gioiello del paradosso: qui quasi niente cambia per poter continuare ad essere se stessa, anche la conservazione sa essere creazione.
Ha messo insieme il puzzle chiamato Italia ma poi si è ritirata in sé, ha attirato immigrati dal Sud come se non ci fosse barriera, mettendoli magari a vivere in un quartiere con quel
nome ma facendoli diventare più torinesi dei torinesi e – regalo della vita – senza tutti i difetti dei torinesi.
Aspettavamo che la contestazione finisse o la Ministro se ne andasse: nessuna delle 2 cose successe. il suo tempo era scaduto.
Mi hanno detto che la Ministro avrebbe voluto darci lei la parola. ma la parola avrebbe dovuta darcela il Festival del Libro.
Come ogni tanto capita, Torino sorprende con la misura tutta sua.
Si propone all’autore un compromesso e – visto che la Ministra non molla il microfono e il palco – l’autore ha deciso che, coerentemente con il contenuto del libro, il nostro posto era tra il pubblico e li siamo andati noi, in bella compagnia tra il pubblico, accompagnati da una mamma arcobaleno alla chitarra.
Per mezz’ora sembrava di essere ad un festival pop degli anni ’70, abbiamo spiegato il libro con una immediatezza che mai avremmo potuto avere. dal grande schermo avremmo mostrato filmati rari e curiosi, ma così abbiamo anche suonato la chitarra.
Ah, Torino e il suo snobismo eccentrico nelle soluzioni, energia pulita della vita che prende forma. e quando Ferdinando mi ha passato il libro e la parola, mi è venuta fuori una voce che non era la mia, ma quella di una dignità conquistata studiando da figlio di operai in un palazzo di cemento armato del Gratosoglio, da ateo militante gay in Università Cattolica.
Cresciuto negli anni che distrussero Umberto e dove per definirci c’erano solo parolacce, sono diventato Paolo in anni dove la lotta per la giustizia sociale aprì in Italia una breccia.
Per i casi della vita a Torino ho anche lavorato cinque anni e mi sono quindi sentito suo figlio, il principino a cavallo di un varco temporale.
Abbiamo ricordato quando al festival di Re Nudo (gli alternativi! la sinistra!) fu contestato e insultato Ivan Cattaneo ma come poi le cose sono cambiate. avrei voluto parlare della schiera di “velate” (cantanti gay non dichiarati). anche per la vigliaccheria di alcuni siamo qui eppure, con la macchina del tempo rotta, un governo di “guardadietristi” vorrebbe far finta che niente è successo.
Dietro di noi, mi dicevano, avevamo la Ministro in piedi.
Quando se n’è andata è stata accompagnata dal canto corale “ciao amore ciao” e alla fine abbiamo cantato tutti/e insieme Triangolo di Renato Zero, ridendo di lui e tutti noi italiani: è stato il campione della trasgressione senza precisa intenzione.

Avrei voluto ricordare che in questa città è nato il FUORI!, le coppie ballerine salumiere/ingegnere della balera Metrópolis che neppure alla Nuova Idea di Milano, che io sento San Salvario “casa”, che a 500 metri da casa mia Lapo Elkann fece quel suo disastro con la ragazza trans, che a Torino venivo già da ragazzo per il Festival del Cinema Gay e lì portai la Prohibida (artista spagnola) a condurre la serata di chiusura di “Da Sodoma a Hollywood”: fece gli auguri perché era anche il 25 Aprile: “…eh, l’Italia con Berlusconi ne ha davvero bisogno”.
Ma non c’era più tempo per ricostruire quel fiume carsico tra volontà e sorpresa che poi è solo la mia vita.
Vedevo le ragazze davanti a me sfarfallare con le mani anziché applaudire e mi dicevo: “chissà cosa penserebbe di tutto questo …Umberto…”.

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