I solchi della storia ritornano nell’attualità

Maurizio Galli prende spunto dalla guerra in Ucraina per aggiungere idealmente un un capitolo al suo libro.

Da sempre l’arte è stava vista, a ragione, come uno degli strumenti comunicativi più potenti messi a disposizione dell’uomo. Basti pensare ad esempio a Guernica di Pablo Picasso per la pittura oppure ai film di Stanley Kubrick. La musica non è da meno con l’aggiunta, parafrasando Bob Marley in Trenchtown Rock, che “quando ti colpisce non senti dolore”.
Come sanno bene i lettori de I solchi della Storia con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia non è certo la prima volta che musica e storia si intrecciano. Da quando la musica è diventata un fenomeno di massa ha saputo infatti accompagnare i mutamenti sociali in corso. I movimenti pacifisti ad esempio esprimevano la loro contrarietà alla guerra del Vietnam intonando brani come Blowin’ in the Wind di Bob Dylan, Give Peace a Chance di John Lennon, e Fortunate Son dei Creedence Clearwater Revival.
Le note, le melodie e gli accordi diventano anche oggi, come allora, portatori di un barlume di speranza nei difficili giorni di Kiev. E lo fanno ancora una volta, senza colpo ferire, ma sfoderando una forza tale da sovrastare il suono di bombe, missili e spari.
 
Gli inni della resistenza. 
 
Un brano che ha saputo diventare il simbolo della resistenza ucraina è 1944 della cantante locale Jamala, vincitrice tra l’altro dell’Eurovision nel 2016. Il titolo è un chiaro riferimento alla deportazione dei tatari di Crimea nella Russia del presidente sovietico Iosif Stalin.
 
When strangers are coming
They come to your house
They kill you all
and say
We’re not guilty
not guilty

 
Quando gli stranieri arrivano,
Vengono a casa vostra,
Vi uccidono tutti
E dicono:
“Non siamo colpevoli,
Non [siamo] colpevoli”
 
Un brano che, con il suo evidente parallelo con l’occupazione russa della penisola nel 2014, è tornato ad essere tristemente attuale. Difficile non tornare con la memoria alla nostra Bella ciao che in molti, a torto o ragione – non vi è fonte documentale che attesti che sia stata mai cantata dai partigiani durante la guerra – riconoscono come l’inno contro l’occupazione nazifascista ma che comunque da più di settant’anni fa parte della storia dell’Italia e di ciascuno di noi.
 
Stamattina mi son svegliato
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
Stamattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.
 
Non è un caso quindi che la ventinovenne cantante folk Khrystyna Soloviy ne ha fatta una propria versione, diventata ben presto virale sui social.
 
Una mattina presto, senza preavviso
La terra cominciò a tremare
E il nostro sangue cominciò subito a ribollire
Missili dal cielo, colonne di carri armati,
E il vecchio Dnipro tuonò
Missili dal cielo, colonne di carri armati,
E il vecchio Dnipro tuonò
 
Un altro brano che si è connotato di un forte significato simbolico è Zombie, presente nell’album No Need To Argue dei Cranberries. Una delle canzoni più celebri in assoluto degli anni Novanta originariamente scritta per condannare le violenze del conflitto nordirlandese di quegli anni, che è stata ripresa dai manifestanti che si ribellano alla censura di Vladimir Putin. Gli “zombi” in questo caso sono i cittadini che si lasciano inebriare dalla propaganda del governo russo.
 
It’s the same old theme since 1916.
In your head, in your head they’re still fighting,
With their tanks and their bombs,
And their bombs and their guns.
In your head, in your head, they are dying…

È la stessa vecchia storia dal 1916.
Nella tua testa, nella tua testa stanno ancora combattendo,
Con i loro carri armati e le loro bombe,
E le loro bombe e le loro pistole.
Nella tua testa, nella tua testa, stanno morendo…
 
Diversi poi sono gli artisti internazionali che hanno voluto esprimere il loro sostegno tramite i social come ad esempio David Gilmour, Elton John e Stevie Wonder: “Questa guerra non riguarda solo l’Ucraina, ma l’anima del mondo”. Il messaggio più significativo è arrivato da Sting, l’ex leader dei Police che ha reinterpreto la sua Russians, tratta dall’album The Dream of the Blue Turtles del 1985 nonché uno dei primi successi della sua carriera da solista. Il brano non era stato eseguito da Sting da parecchio tempo in quanto considerava lo scenario – la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica – superato dalla storia.
 
In Europe and America there’s a growing feeling of hysteria
Conditioned to respond to all the threats
In the rhetorical speeches of the Soviets
Mister Krushchev said “We will bury you”
I don’t subscribe to this point of view
It’d be such an ignorant thing to do
If the Russians love their children too

 
In Europa e in America, c’è un crescendo d’isteria
Condizionato in risposta alle minacce
Dei retorici discorsi dei Sovietici
Il sig. Krushchev ha detto vogliamo seppellirti
Io non sottoscrivo questo punto di vista
Sarebbe come una cosa ignorante da fare
Se anche i Russi amano i loro bambini
 
Nel nostro bel paese diversi cantanti hanno deciso di partecipare a “Tocca a Noi – Musica per la pace”, un concerto a favore dell’Ucraina e che ha lanciato una raccolta fondi i cui proventi andranno a Save The Children.
 
Maurizio Galli
Autore per Vololibero de
I Solchi della storia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *