Massimo Canorro recensisce “Questa sera rock’n’roll”

«La prima versione è uscita nel 2010, ma io e Poggini abbiamo pensato di raccontare anche gli ultimi undici anni». Schietto e diretto come la terra da cui viene (l’Emilia-Romagna), Maurizio Solieri – storico chitarrista di Vasco Rossi, ma sarebbe fargli un torto circoscrivendolo a questo, poiché ha costruito la propria carriera giorno dopo giorno, valorizzandosi come artista, musicista e compositore – descrive così l’autobiografia Questa sera rock’n’roll. La mia vita tra un assolo e un sogno (Vololibero edizioni, 216 pagine, 20 euro), ristampata e aggiornata con quattro capitoli inediti e un rinnovato inserto fotografico con scatti a colori e in bianco e nero.

Scritto con il giornalista musicale Massimo Poggini, il volume sintetizza – proprio a partire dal titolo – l’esistenza/l’essenza stessa di Solieri, tra i migliori (e geniali, pur con grande metodo) chitarristi del panorama nazionale. Certo, la lunga e intensa collaborazione con il Blasco – i due si conoscono oramai da quasi mezzo secolo, precisamente dal 1976 – è stata più che proficua, protraendosi (con qualche pausa) fino al 2013. È una storia di luci e ombre, come poi è la vita stessa, contraddistinta da grandi tour, live negli stadi e numerosi intramontabili successi.

Con l’inseparabile chitarra, Solieri – è nato a Concordia sulla Secchia, in provincia di Modena, nel 1953 – ha contribuito, in modo determinante, a costruire (tassello dopo l’altro) l’immaginario musicale adorato da milioni di fan e da più di una generazione, componendo brani come Canzone, C’è chi dice no, Ridere di te, Dormi, dormi, Lo show. Oppure, dando loro luce con assoli realmente senza tempo, come in Liberi liberi o Albachiara, solo per citare un paio di esempi ed evitare di essere prolissi.

Va da sé che nel percorso umano e artistico di Solieri (rilevante anche la sua carriera da solista – ha pubblicato tre album dal 2010 al 2018 – e quella con la gloriosa Steve Rogers Band, che da backing-band del Blasco cominciò a camminare sulle proprie gambe, raggiungendo nel 1988 un grande successo con Alzati la gonna. Tant’è che oggi Solieri parla di «anni molto divertenti, dove suonavamo la musica che ci piaceva ed aveva successo») – non sono mancati i momenti difficili («un continuo di soddisfazioni e di schiaffi»), come la separazione da Vasco e, soprattutto, la dipartita di Massimo Riva, inseparabile compagno di scorribande («eravamo amiconi sul palco e fuori. Collaboravamo benissimo»).

Ed oggi questa (rinnovata) autobiografia del chitarrista «cresciuto con Jimi Hendrix, Jimmy Page, Eric Clapton, Jeff Beck, Eddie Van Halen, Mark Knopfler, Brian May, John Mayer, i fondamentali ci sono tutti» – mette il punto a tutto questo.

«Qualsiasi cosa ci fosse da dire è stata detta. E mi sembra abbastanza», rivela Solieri (che ha collaborato in qualità di musicista, autore, produttore, compositore con numerosi artisti, italiani e non. Nel volume cita, in particolare, la magnetica Skin, leader degli Skunk Anansie). Partendo proprio dal suo rapporto, tra quiete e tempesta, con Vasco.

«Insieme abbiamo condiviso decenni di grande musica e collaborazione, più di così! Io collaborerei ancora dal punto di vista della scrittura, ma non dal vivo».

Il “nostro”, però, non è un uomo che guarda al passato, ma sempre e solo avanti. E all’età di 69 anni – compiuti lo scorso 28 aprile – si descrive così: «Sono sempre uguale, magari più paziente, ma costantemente alla ricerca di situazioni professionali. Attualmente è appena uscita questa nuova autobiografia e un nuovo disco dal titolo Resurrection. Spero per l’autunno di presentarlo dal vivo. Il palco mi è mancato molto».

Anticipato dai singoli Tommy e Rock’n’roll Heaven, il lavoro include dieci brani ed è un progetto discografico musicalmente vario, che spazia dal pop all’hard rock alla ballata. «Abbiamo lavorato parecchio in studio», puntualizza Solieri, che dedica un intero capitolo della sua biografia al figlio Eric, promettente e appassionato batterista. «È molto giovane – continua – quindi noi genitori siamo sempre considerati “vecchi”. Però mi stima tanto e spesso lo porto con me. Nel disco nuovo, ad esempio, ha suonato quasi tutti i pezzi e lo ha fatto davvero bene».

Da qui, è inevitabile chiedere a Solieri – che tra le sue numerose, importanti collaborazioni annovera anche quella con la superband La notte delle chitarre, insieme ai colleghi Ricky Portera, Luca Colombo, Andrea Cervetto, Alberto Radius, Giuseppe Scarpato, Mario Schilirò, Davide Luca Civaschi (meglio conosciuto con il nome d’arte Cesareo) ed altri – se ci sono giovani chitarristi, in Italia, destinati a una carriera lunga e proficua come la sua. E quale consiglio sente di poter dare loro.

La replica è immediata: «Ce ne sono tantissimi che lavorano e lo fanno bene: non esistono i canoni per diventare degli artisti chitarristi, perché nel nostro Paese non viene richiesto. Basti pensare che nella pop music imperante non si sente un solo di chitarra. Ad ogni modo, se un giovane ha voglia di provarci è meglio che vada all’estero, dove potrà trovare maggiore interesse e rispetto».

Massimo Canorro – Universo rock & Metal

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