Descrizione
A cura di Daniele Paletta
Mikhail Amosov e Claudio Fucci
Le Pussy Riot sono un collettivo riot grrrl e punk rock russo, femminista e politicamente impegnato.
Sono finite al centro dell’attenzione perché tre di loro sono state condannate e messe in carcere dopo aver cantato una “preghiera anti-Putin” nella cattedrale di Cristo Salvatore nella capitale russa.
La Chiesa ortodossa russa ha giocato un ruolo nella carcerazione delle Pussy Riot nel 2012. Lo ha dichiarato una delle ragazze della band, Marija Alёhina, in una conferenza stampa a Mosca dopo la loro liberazione, grazie all’amnistia promulgata dal presidente Vladimir Putin. “Vogliamo continuare a fare ciò per cui siamo finite in prigione. Vogliamo come prima cacciare” il presidente russo Vladimir Putin. Al suo posto “mi piacerebbe molto invitare Mikhail Khodorkovski”. Lo ha detto Nadežda Tolokonnikova alla conferenza stampa a Mosca, insieme all’altro membro delle Pussy Riot Marija Alёhina, le due “graziate” da Putin dopo una lunga e dura detenzione nelle galere russe.
“Madonna, liberaci da Putin” è il titolo del libro ma è anche una preghiera, quindi niente a che vedere con la cantante americana……
Questo testo racconta per la prima volta un fenomeno come quello delle Pussy Riot dalla loro nascita a sino al momento di andare in stampa. Da allora molto altro è successo. Così leggere gli eventi alla luce di quanto raccontato nel libro permette una visione diversa e più puntuale dei fatti.
Proprio Madonna ha provocato una frattura all’interno del collettivo. Ad inizio Febbraio 2014 le due “ex galeotte” sono state ospitate al concerto ‘Bringing human rights home’, organizzato da Amnesty International al Barclays Center di New York. Presentate sul palco da Madonna, le due musiciste e attiviste russe non si sono esibite, scegliendo di parlare della loro lotta per il rispetto dei diritti umani. Questo intervento ha provocato, all’interno del collettivo, una serie di discussioni, frizioni e polemiche che sono cronaca di questi giorni.
Francesco –
Quando Putin era solo un pericolo per i Russi le Pussy Riot ci hanno avvisato con questo saggio/testimonianza. Un urlo che é arrivato alle orecchie di pochi, temo, sommerso dal rumore di fondo dei social e di certe discussioni fasulle, centrate sul “vivi e lascia morire”. Se pur non hanno la caratura della Politvoskaja, e di altri giornalisti, alle Pussy Riot va dato merito di aver incocciato con intelligenza e grande coraggio il muro Putiniano. Per certi versi peggiore di quello che divideva l’Europa fino all’89. Un’Europa che dimostra ancora questa divisione. Questo libro può aiutare a comprendere, e ad empatizzare, attraverso arte e musica, attraverso voci imperfette ma vivaci.