Eurovision 2023

L’Eurovision 2023 sarà ospitato dal Regno Unito, ma sempre nel segno dell’Ucraina e col rischio di nuove tensioni internazionali

Quando a marzo 2022 annunciammo la pubblicazione del libro “Capire l’Eurovision, tra musica e geopolitica”, furono moltissime le perplessità che raccogliemmo: davvero una manifestazione così poco conosciuta in Italia, ma al tempo stesso considerata soltanto come una grande baracconata, meritava tutta quell’attenzione? E cosa mai c’entrava la geopolitica? Ogni dubbio fu sciolto, però, poche settimane dopo: la vittoria dell’Ucraina, davanti a oltre 160 milioni di telespettatori, ha reso immediatamente chiaro a tutti il significato simbolico e politico di una manifestazione che nel corso dei decenni ha finito per diventare un caposaldo della scena culturale di massa europea e al tempo stesso una sorta di “continuazione della guerra con altri mezzi”.

L’ennesima conferma di quanto sia importante per alcuni Paesi usare il palcoscenico dell’Eurovision per ottenere visibilità e un certo grado di riconoscimento internazionale è giunta anche dalle irregolarità, registrate a Torino, nei voti delle giurie di sei nazioni (Azerbaigian, Georgia, Montenegro, Polonia, Romania e San Marino) che hanno portato al loro annullamento. E proprio il futuro di alcuni di questi Paesi rappresenta il primo mistero dell’edizione 2023 dell’Eurovision: al momento in cui scrivo, Azerbaijan, Georgia, Montenegro e Romania non hanno ancora confermato la propria intenzione di partecipare, presumibilmente per protesta proprio contro l’annullamento dei voti delle proprie giurie. Il loro eventuale ritiro ridurrebbe ancora di più la proiezione dell’Eurovision verso est, dopo l’espulsione della Bielorussia nel 2021 e la squalifica della Russia nel 2022.

Ciò che invece già sappiamo è che l’Ucraina non potrà ospitare l’edizione del 2023: nonostante vincendo a Torino abbia guadagnato il diritto a farlo, non è attualmente in grado di garantire le necessarie condizioni di sicurezza, per via del conflitto ancora in corso con la Russia. L’organizzazione dell’evento è quindi ricaduta sulla televisione pubblica del Regno Unito, tornato al secondo posto dopo anni di pessime figure, per alcuni legate anche alla Brexit. La Bbc e il governo britannico, inizialmente ritrosi a rubare la scena all’Ucraina, della quale sono tra i principali alleati (anche dal punto di vista delle forniture militari) hanno infine accettato dalle selezioni tra le sette città finaliste: Birmingham, Glasgow, Leeds, Liverpool, Manchester, Newcastle e Sheffield, è emersa vincitrice Liverpool. Con la garanzia che la manifestazione sarà comunque nel segno dell’Ucraina e realizzata in collaborazione tra i due Paesi.

Giacomo Natali

Una dinamica sempre complessa, insomma, che in Italia quest’anno abbiamo forse per la prima volta iniziato a osservare con l’attenzione che merita o che quantomeno le attribuiscono gli altri partecipanti. E che spero la lettura di “Capire l’Eurovision, tra musica e geopolitica” possa aiutare tutti a comprendere meglio.

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